Porfirio Rubirosa (San Francisco de Macorís, 22 gennaio 1909 – Parigi, 5 luglio 1965) è stato un diplomatico e pilota automobilistico dominicano. È stato anche giocatore di polo.

Considerato uno dei più celebri playboy del XX secolo, e conosciuto per il suo stile di vita sfarzoso oltre che per le belle donne di cui amava circondarsi, è morto all'età di cinquantasei anni in un incidente d'auto al Bois de Boulogne.

È stato sposato più volte, fra cui con l'attrice cinematografica francese Danielle Darrieux. Altre sue mogli sono state Flor de Oro Trujillo (quando questa aveva solo diciassette anni), Doris Duke, la miliardaria Barbara Hutton e Odile Rodin.

Nato in una famiglia della borghesia, figlio di un generale dell'esercito, Rubirosa crebbe in Francia, a Parigi, dove nel 1920 il padre iniziò a svolgere attività di diplomatico al consolato della Repubblica Dominicana. Tornò nel paese natale a diciassette anni per studiare legge senza però completare gli studi, prima di svolgere il servizio di leva.

Rubirosa sposò Flor de Oro Trujillo (1915-1978), figlia del dittatore dominicano Rafael Leónidas Trujillo Molina il 3 dicembre 1932, quando lei era appena diciassettenne. Il matrimonio avvenne in tempi rapidi, praticamente una settimana dopo il loro primo incontro. Trujillo lo inviò a Berlino per svolgere il suo primo incarico da diplomatico. Quando fu palese l'infedeltà di Rubirosa, Trujillo impose alla figlia di divorziare.
Impossibilitato a far rientro nella Repubblica Dominicana, Rubirosa continuò a vivere in Europa fino all'uccisione dell'ex suocero.

A Rubirosa sono state attribuite relazioni sentimentali con numerose donne del mondo dello spettacolo e del jet-set. Fra le altre, Dolores del Río, Marilyn Monroe, Ava Gardner, Rita Hayworth, Soraya Esfandiary, Veronica Lake, Kim Novak, Eva Peron e Zsa Zsa Gabor.

Truman Capote, in Answered Prayers, ha descritto dettagliatamente come Rubirosa fosse superdotato quanto ad organi genitali, una peculiarità che in Francia è ricordata anche attraverso un drink particolarmente piccante servito nei bistrò chiamato non a caso "Rubirosas" nonché attraverso un macinapepe particolarmente lungo e voluminoso battezzato appunto "rubirosa".

Rubirosa è stato sposato con l'attrice Danielle Darrieux (con cui convolò a nozze il 18 settembre 1942), con la giornalista e milionaria Doris Duke (sposata il 1º settembre 1947) e con Barbara Hutton, da cui divorziò il 30 dicembre 1953 dopo soli cinquantatré giorni di matrimonio.

 

Duke riconobbe all'ormai ex-marito cinquecentomila dollari oltre ad un allevamento di cavalli per il polo, diverse auto sportive e un B-25 riadattato. Ebbe anche come buonuscita una casa parigina del XVII secolo . Hutton dal canto suo gli aveva comprato una piantagione di caffè nella Repubblica Dominicana e, successivamente, un altro B-25. In sede di divorzio gli riconobbe un importo di tre milioni e mezzo di dollari.
Il suo ultimo matrimonio fu celebrato nel 1956, quando aveva quarantasette anni, con l'allora diciannovenne attrice francese Odile Rodin.

Dopo una notte di baldorie al nightclub "Jimmy's" per festeggiare la vittoria nella coppa di Francia di polo, Rubirosa alla guida della sua Ferrari si schiantò nell'estiva alba parigina contro un albero al Bois de Boulogne.

Rubirosa è stato citato in materiale di repertorio nella puntata dedicata a Barbara Hutton della trasmissione televisiva statunitense Biography trasmessa nel 2006.

Rubirosa è stato raccontato o semplicemente evocato dai media in diverse circostanze. In Italia Fred Buscaglione ne ha tracciato la caricatura nella canzone Porfirio Villarosa, musicata nel 1956 su testo di Leo Chiosso.

Il film di Preston Sturges The Palm Beach Story (del 1940) presenta un ruolo dal nome Toto che si ritiene sia stato ispirato alla figura del playboy. Il compositore Don Arrington, con il librettista Peter Johnson e lo scrittore Raphael Pallais, ha scritto un musical rappresentato a Broadway e basato sulla sua vita.

Nell'ottobre 2007, le agenzie di stampa hanno rilanciato una notizia secondo cui l'attore Antonio Banderas, sollecitato da investitori spagnoli e venezuelani, coltiva dal 2004 l'idea di portare sullo schermo la vita di Rubirosa (interpretando lui stesso il ruolo da protagonista).

La vita di Rubirosa è stata nel frattempo rappresentata come principale carattere - con il nome di Dax Xenos - nel romanzo di Harold Robbins The Adventurers.
Brett Easton Ellis in American Psycho cita l'orologio Rolex d'oro rosa appartenuto a Rubirosa. Una citazione dell'eleganza di Porfirio c'è anche nel romanzo di Paolo Sorrentino Hanno tutti ragione (2010).

Come pilota di automobilismo, Rubirosa si iscrisse al GP di Bordeaux - valido per la Formula 1 - il 25 aprile 1955. Doveva guidare la propria personale Ferrari 500, identica a quella di Alberto Ascari nel 1952 e nel 1953. Tuttavia, cadde ammalato prima della gara e dovette rinunciare a correre.

Partecipò invece nel 1950 e nel 1954 alla 24 Ore di Le Mans e nel 1954, in coppia con Luigi Valenzano, alla 12 Ore di Sebring (in questa competizione pilotò una Lancia D24).

Tratto da Wilkipedia

Porfirio Rubirosa nasce a Buenos Aires nel 1936 da genitori italiani.
Trascorre un'infanzia felice, giocando per le strade della capitale argentina assieme ai coetanei.
La madre, donna colta e raffinata, di nobili origini, si fa spesso accompagnare dal figlio alle numerose cene di gala alle quali viene invitata dall'aristocrazia locale.

A quanto pare, i cromosomi sono quelli giusti: Porfirio eredita la bellezza e la raffinatezza dell'amata madre e, già a 5 anni è il vero protagonista dei ricevimenti che, quasi settimanalmente, si tengono in città.
Canta le più note canzoni in voga nel periodo, con una particolare predilezione per Carlos Gardel, imita gli attori del cinema e della rivista, e, soprattutto, comincia a scrivere le prime poesie, che recita appassionatamente davanti ad ogni platea, da quella più povera dei rioni popolari, a quella, ricchissima e diffidente, dell'alta società.

A 8 anni, complice un fisico aitante e straordinariamente sviluppato, a dispetto della giovane età, comincia ad essere ammirato dalle donne non solo per le sue doti artistiche. Gli inviti a bere un tè pomeridiano o a trascorrere una serata in casa delle dame locali divengono sempre più frequenti. Da qui a divenire l'amante di buona parte delle consorti degli annoiati aristocratici di Buenos Aires il basso è breve.
Porfirio, a 9 anni, vanta già migliaia e migliaia di conquiste amorose.

Gli uomini, un tempo incuriositi dal giovane italo-argentino, cominciano ad osteggiarlo in tutti i modi. La madre, timorosa di ritorsioni, sceglie così di lasciare l'Argentina e tornare in Italia. E' il 1945, la Grande Guerra è appena terminata. Il bel Paese è sconvolto dagli orrori bellici, le macerie sono ovunque, nelle strade, nei cuori.

Porfirio decide allora di dedicarsi anima e corpo alla ricostruzione di questa nazione martoriata. Saluta la madre, che nel frattempo si era stabilita nel Veneto Orientale, a San Donà di Piave (Ve), e per dieci lunghi anni, fino al 1955, gira l'Italia in lungo e in largo, dalle Alpi alle Sicilie, dal Manzanarre al Reno, per cantare le sue canzoni, lenire le sofferenze della gente e mostrare loro la speranza in un futuro migliore.

Gli uomini lo ammirano, i bambini urlano il suo nome, ma soprattutto, sono le donne ad amarlo alla follia. I suoi doppiopetto, i gessati con cui spesso si presenta nei palchi italiani, gli smoking, i frac, fanno epoca.
Proprio in questi anni stringe importanti amicizie, sia in ambito musicale che politico e sociale. Viene spesso invitato alle battute di caccia organizzate da Salvatore Di Giacomo, l'autore dei più grandi successi della canzone napoletana (suo il cinghiale da 6 quintali cacciato nella riserva del Monte Pollino e tuttora esposto al Museo di Storia Naturale di Londra); sono note le zingarate notturne per le vie di Roma con il grande amico brasiliano Paltosio Cazzano.
Con Fred Buscaglione compie una famosa traversata del Sahara, dal Cairo a Tripoli in cammello, poi ripresa, almeno dal punto di vista concettuale, molti anni dopo da Mogol e Battisti. In quell'occasione che a Fred viene l'ispirazione per comporre il famoso brano intitolato "Porfirio Villarosa".

Nel 1959 Porfirio ha 23 anni ed è nel pieno del vigore fisico ed artistico. Si dice che a quell'epoca avesse già avuto circa 30.000 donne. L'Italia è all'alba del decennio d'oro, quello che, dal punto di vista economico e sociale, la riporterà ai vertici mondiali. Gino Paoli, Nico Fidenco, Edoardo Vianello, Wilma Goich, Rita Pavone e tutti gli altri artisti dei mitici '60 stanno per esplodere, con la loro carica di spensieratezza e gioia di vivere.

Proprio allora Porfirio decide di partire per gli States, per conoscere i grandi dell'epoca. Buddy Holly e Ritchie Valens, avuta notizia della fama e delle imprese del bel Porfirio, lo invitano a trascorrere con loro del tempo e, magari, a partecipare, in qualità di ospite, ai loro concerti, per far conoscere anche al pubblico americano la musica del mitico playboy italo-argentino.

Sarà, però, Elvis Presley, il cantante americano che Porfirio ringrazierà per tutta la vita. Fu lui, per puro caso, a salvare Porfirio Rubirosa dal pauroso incidente aereo nel quale persero la vita Buddy e Ritchie.
Quella mattina, anche Porfirio doveva trovare posto in quell'aereo maledetto; il destino volle, però, che, poco prima di partire, Porfirio incontrasse all'aeroporto il Re del Rock. I due si abbracciarono come due vecchi amici (qualcuno giura di aver visto scendere una lacrima dal viso di Elvis). The Pelvis chiese, poi, a Porfirio di seguirlo alla sua macchina per lasciare una dedica sulla foto di Rubirosa che Elvis conservavs nella sua Cadillac.
I due parlano un po' troppo a lungo, l'aereo della morte prende il volo e Porfirio si salva. Lo choc, però, è enorme; il nostro eroe si rifugia a Graceland, dove aiuta Elvis a comporre alcuni dei suoi pezzi di maggiore successo, fra cui "I can't help falling in love with you".
Ma Porfirio è stanco dell'America, vuole vivere nuove avventure e decide, così, di sbarcare nella Swinging London. Ci rimarrà per 3 anni, dal 1962 al 1964, ospite di Paul McCartney. Gira il mondo assieme ai 4 ragazzi di Liverpool e, in alcune rare occasioni, sale sul palco assieme a loro per cantare alcuni suoi pezzi, fra cui la celeberrima "Pedalò", che nella versione inglese si intitolava "Bad and low".

Nel frattempo, programma il suo ritorno in Italia per i primi mesi del 1965, ma, in linea con il suo personaggio, decide di far coincidere lo sbarco sulle amate sponde con l'uscita di ben dieci 45 giri, contenenti alcune grandissime hit quali la suddetta "Pedalò", "Toboga Twist", "Il sorbetto", "La buccia di banana", "Il lento di Porfirio" e molte altre, tutte composte da Rubirosa nel corso del suo peregrinare per il mondo.

Porfirio stringe allora un accordo segreto con una piccola etichetta discografica per far stampare e distribuire i dischi in tutti i negozi, radio, sale da ballo, feste di paese, ed invadere così il mercato. Si tratta del progetto musicale più importante e su larga scala che mai sia stato messo in piedi per l'Italia.

Arriva, però, una soffiata alla lobby delle case discografiche, che decidono, nel corso di una famigerata riunione carbonara in una farmacia, di impedire a Porfirio di sbaragliare la concorrenza. Viene così organizzato un attentato per eliminare il cantante/showman.
Durante un aperitivo organizzato per festeggiare il ritorno in patria di Porfirio, mentre questi sorseggia uno spritz al Campari (con scorzetta d'arancio), gli viene allungata una patatina manomessa, avvelenata.
Porfirio la ingoia tranquillamente, ma dopo pochi minuti avverte un improvviso capogiro e stramazza a terra. Il ricovero in Ospedale è immediato, ma, purtroppo, non c'è nulla da fare: il frùfrù, che in lingua Swahili significa "Fuori l'aria buona dentro l'aria cattiva", è un veleno africano estratto da alcune rarissime radici provenienti dal Lesotho, mortale anche se assunto in piccole quantità, che non concede margini di speranza.
Tuttavia, proprio mentre le forze lo stanno definitivamente abbandonando e Porfirio vede già la luce alla fine del tunnel, la madre decide di avvalersi dell'ultima speranza in campo medico: la criogenizzazione del figlio, in attesa che venga trovato un antidoto efficace per il terribile veleno.
A questo punto, Porfirio, viene trasportato, all'interno della sua bara di ghiaccio, nei sotterranei del Louvre di Parigi; pochi giorni dopo, vengono celebrati funerali del cantante, così da depistare definitivamente la pericolosa lobby delle case discografiche e salvare Porfirio dalle loro ritorsioni. La leggenda di Porfirio, come purtroppo spesso accade anche ai più grandi, finisce nell'oblio.

Frattanto, mentre le case discografiche finiscono in rovina a causa di masterizzazioni ed Mp3, nel 2005, viene trovato l'antidoto al veleno.
E' così arrivato il momento per Porfirio di risorgere a nuova vita e stravolgere il mondo della musica con i suoi vecchi pezzi. Il mitico cantante viene scongelato, curato, e nel giro di poche settimane ritorna quello del 1965. Nel frattempo sono trascorsi 40 anni, ma la classe, la raffinatezza, il savoir faire non hanno tempo.
Come Porfirio Rubirosa.

Tratto da www.porfiriorubirosa.it