La morale è la debolezza del cervello.

La mia vita era un festino in cui tutti i cuori si aprivano, in cui tutti i vini scorrevano.

Una sera ho preso sulle ginocchia la Bellezza – e l’ho trovata amara – e l’ho ingiuriata.

Mi sono sdraiato nel fango. Mi sono asciugato al vento del Delitto e ho giocato qualche brutto tiro alla pazzia...

La primavera mi ha portato il riso terrificante dell’idiota.

Ho pensato di ricercare le chiavi del festino antico, in cui forse potrei riprendere appetito.

Di loro io ho: l’idolatria e l’amore per il sacrilegio – oh! Tutti i vizi, ira, lussuria – magnifica, la lussuria – soprattutto la menzogna e l’infingardaggine...

La mano da penna vale la mano d’aratro.

La razza inferiore ha ricoperto tutto – il popolo, come sul dirsi, la ragione, la nazione e la scienza.

L’aria marina mi brucerà i polmoni; i climi lontani mi abbronzeranno. Nuotare, pestare l’erba, cacciare, fumare soprattutto; bere liquori forti come il metallo bollente – come facevano qui cari antenati intorno ai fuochi. Tornerò con le membra di ferra, la pelle scura, con lo sguardo furente; dalla maschera mi crederanno di razza forte. Avrò oro: sarò ozioso e brutale...

Il meglio è un sonno ubriaco sulla spiaggia.

…hai brindato con un liquore non tassato della distilleria di Satana...

La vita è la farsa in cui ognuno ha la sua parte.

Nelle bettole dove ci ubriacavamo, egli piangeva considerando quelli che gli stavano intorno, bestie della miseria. Rialzava da terra gli ubriachi nelle strade nere. Aveva la pietà di una madre cattiva per i bambini piccoli – andava in giro con la grazia di una fanciulla al catechismo – Fingeva di essere al corrente di tutto, commercio, arte. Medicina – io lo seguivo, è necessario...

Lui mi renderà forte, viaggeremo insieme, cacceremo nei deserti, dormiremo sul selciato di città sconosciute, senza pensieri, senza sofferenze...

Mi lusingai di inventare un verbo poetico accessibile, un giorno o l’altro, a tutti i sensi.

Scrivevo silenzi, notti, notavo l’inesprimibile. Fissavo vertigini.

Amai il deserto, i frutteti riarsi, le botteghe invecchiate, le bevande intiepidite. Mi trascinavo nei vicoli fetidi e, a occhi chiusi, mi offrivo al sole, dio di fuoco...

La morale è la fiacchezza del cervello.

Era davvero l’inferno, l’antico, quello di cui il figlio dell’uomo aprì le porte...

A volte ho visto ciò che la gente crede di aver visto, ho pianto fin troppe lacrime, ho visto albe strazianti.

L’ho trovata….cosa? l’eternità, è il sole in comunione con il mare.